DIALOGHI sul BENESSERE

e sul MALESSERE

Dromedari che camminano nel deserto
Autore: Irene Tria 15 apr, 2024
cinque giorni di cammino nel deserto del Sahara, una carovana, silenzio, vento e paesaggi armoniosi e intensi
Autore: Jgor Francesco Luceri 23 set, 2023
pietre collocate una sopra l'altra
Autore: Irene Tria 07 mag, 2023
Pratiche
emozioni primarie
Autore: Irene Tria 01 lug, 2020
Differenze nel tipo di comunicazione e messaggi che veicolano
pianeti del sistema solare
Autore: Irene Tria 25 giu, 2020
Ognuno ha il suo linguaggio e comunicare significa trovare il modo per intendersi; il fraintendimento è parte del processo comunicativo, proprio perchè ognuno fornisce a ciò che ascolta un proprio senso.
Casette in legno vicine
Autore: Irene Tria 15 giu, 2020
✅ Il punto da cui desidero partire è che la comunicazione è relazione : coinvolge sempre qualcun altro, anche quando svolgiamo un dialogo interiore. Ti sarà infatti capitato di parlare “tra te e te” e di scoprire di essere “diviso” tra due parti che dialogano o - molto più spesso - che confliggono perchè in disaccordo; ad esempio da una parte la voce interiore che ti dice che cosa sarebbe necessario fare, mentre l’altra dice he non ne ha voglia, è stanca e trova scuse per rimandare. È come se avessimo più “persone” dentro di noi, ognuna delle quali svolge un ruolo, e si sviluppano a partire dall’infanzia: essendo cristallizzati in ruoli fissi possono essere causa di conflitti interiori e/o indecisioni. 😱 Quindi, no! non sei matto! Queste “voci” le abbiamo tutti 😁 Tornando all’assunto di partenza, che la comunicazione è relazione, anche in questo caso il dialogo interiore è relazionale perchè prevede un “altro da me”, appunto. Quando il processo avviene fuori di noi, ci rivolgiamo sempre ad almeno un interlocutore, a cui vogliamo inviare dei contenuti che ci consentano di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno: comprensione, aiuto, attenzione, servizio. In ogni caso ogni nostra azione ha in sé una componente comunicativa, poichè c’è un’intenzione (consapevole o inconsapevole) di noi verso il mondo e c’è qualcuno che la interpreta, le fornisce un significato. Per spiegare meglio questo punto farò capo al primo assioma concepito da Watzlavick (1967) 1️⃣º NON SI PUÒ NON COMUNICARE Secondo questo assioma ogni nostro comportamento ha un valore di comunicazione, cioè trasmette un messaggio nell’ambiente, il quale interpreterà, darà significato a quel comportamento. In questo senso anche il silenzio è un atto comunicativo : infatti lo stare in silenzio in un gruppo o durante una conversazione, può suscitare reazioni diverse nei nostri interlocutori, che tenteranno di dare un senso a questo silenzio, interpretando secondo le proprie conoscenze di noi, secondo i propri parametri culturali, educativi e sociali, secondo la loro risposta emotiva (potranno pensare ad esempio che il silenzio significhi disaccordo se sono particolarmente ansiosi o insicuri, potranno pensare che cela rabbia se ci sono tensioni, potrà essere letto come indifferenza se sentono tristezza o sono in contatto con una mancanza, ecc). Il punto non è tanto se l’interpretazione sarà corretta o meno, ma rendersi conto che inevitabilmente il nostro comportamento susciterà delle reazioni, così come il comportamento dell’altro genererà delle nostre risposte quantomeno emotive. Allora è importante che iniziamo a prenderci cura di questo e riuscire a fare chiarezza prima di tutto a noi stessi rispetto ciò che sentiamo, vogliamo/desideriamo in una situazione. Questa chiarezza ci aiuterà a posizionarci con i nostri interlocutori e diminuirà la possibilità di fraintendimento (lezione 2 - La comunicazione è fraintendimento) Nella lezione 3 presenterò alcuni esercizi per aumentare la nostra consapevolezza sulle nostre emozioni.
Autore: Irene Tria 15 giu, 2020
Quando affrontiamo il tema della comunicazione implicitamente stiamo anche toccando l’argomento delle relazioni: l’atto comunicativo è infatti un atto relazionale. Titolare una rubrica “Comunicazione relazionale” risulta quindi una ridondanza, ma allora perché ho scelto proprio questo titolo? È frequente sentirsi frustrati in una conversazione, perché si ha la sensazione di non sentirsi capiti, compresi o poiché non riusciamo a far arrivare all’altro ciò che intendiamo: spesso ne usciamo irritati, tristi, demotivati o rassegnati. A volte pensiamo che per essere capiti dobbiamo trovare l’altro in accordo con noi, oppure lo accusiamo di non ascoltare . Il processo comunicativo è molto complesso perché in campo vi sono numerosi elementi che concorrono a influenzare il messaggio che vogliamo trasmettere. Ho quindi deciso di sviluppare questo tema in una rubrica divisa per argomenti, in cui oltre ad una parte “teorica” ti indicherò degli esperimenti/giochi da fare. La finalità di questi brevi appuntamenti è: 📌 stimolare la tua curiosità e auto-osservazione, di aiutarti ad osservare come ti muovi in una conversazione, a cosa dai importanza, cosa osservi e come reasci nelle situazioni; 📌 offrirti - attraverso esempi o giochi - la possibilità di sperimentare altre possibilità di incontro con l’altro, con l’augurio che queste suggestioni ti consentano di migliorare (un po’) le tue conversazioni. Non ho la pretesa di esaurire gli argomenti che tratterò e soprattutto non offrirò ricette segrete, sono piuttosto sospettosa con i professionisti che tentano di farlo. La comunicazione è un processo che coinvolge aspetti piuttosto intimi, personali e relazionali, e sento rischioso procedere per generalizzazioni, cosa che in parte è inevitabile, quando appunto si trattano questi temi in modo divulgativo. Lo scopo di questi appuntamenti quindi è di offrire una possibile visione e delle suggestioni anche attraverso giochi ed esperimenti. Quello che ti invito a fare è posare le lenti con cui sei abituato a guardare il mondo e a renderti disponibile a sorprenderti, incuriosirti. Qualora tu abbia dubbi, considerazioni, richiesta di consigli, puoi inviarmi una mail cliccando sul pulsante che trovi in basso a destra sulla pagina specificando la richiesta. Ciò di cui scriverò è la sintesi di diverse esperienze acquisite negli anni: ✓ teorie e conoscenze maturate nel corso degli studi universitari (psicologia) ✓competenze specifiche acquisite per l’insegnamento della comunicazione aziendale presso agenzie di formazione in corsi rivolti a persone con contratto di apprendistato. ✓crescita e sviluppo professionale durante la formazione in psicoterapia della gestalt: sviluppo di un’ottica fenomenologica (il cui presupposto è la sospensione del giudizio), sguardo al processo di gruppo, riformulazione della domanda, ascolto empatico e simpatico, processo di identificazione/alienazione, capacità di identificare i propri bisogni e di comunicarli, ciclo ermeneutico della comunicazione (basato su continuo feedback e verifica della comprensione della comunicazione)

Autore: Jgor Francesco Luceri 26 mag, 2020
Di solito ci preoccupiamo e occupiamo di che cosa fare e molto meno di come facciamo le cose, nonostante spesso il modo e quindi la qualità sia più importante del cosa, cioè della quantità. Lo stesso vale per le relazioni. In questo video vi propongo una chiave di lettura su come impostiamo e viviamo il nostro stare con l’altro.
Autore: Jgor Francesco Luceri 28 apr, 2020
Giudicare è una tendenza naturale spontanea e necessaria per dare senso a quello che accade e sviluppare capacità di critica. Ma cosa succede quando il giudizio entra nella relazione tra le persone e nello specifico nella relazione tra genitori e figli? Scopriamolo insieme!
Autore: Jgor Francesco Luceri 21 apr, 2020
Qui c’è il video che ho realizzato e in cui presento tre attività di gioco da fare insieme. Se non hai voglia di vederlo tutto o vuoi recuperare i passaggi fondamentali, sotto il video trovi la spiegazione scritta.
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