2 - LA COMUNICAZIONE È FRAINTENDIMENTO

Irene Tria • giu 25, 2020

Ogni uomo è un pianeta, con sue regole e sue leggi

Il titolo non promette bene! 😅
Se la comunicazione è fraintendimento allora siamo spacciati!!! 🤯

Provo a fare chiarezza: come abbiamo visto nella prima lezione la comunicazione è relazionale, quindi presuppone almeno due persone.
Immaginate che ognuna di queste due persone sia un pianeta governato da proprie leggi naturali. 
Ogni pianeta è quindi diverso, potranno tuttavia esserci alcune leggi comuni: ad esempio la lingua (la costruzione delle frasi, il significato delle parole, le regole sociali di una stessa cultura di appartenenza), mentre altre saranno aliene l’uno all’altro.

Tra due persone che conversano quindi ci sarà un livello comune ad entrambi, che consente di capire - almeno da un punto di vista cognitivo, delle parole usate - quello che l’altro dice, ma ci sarà anche un livello nascosto, segreto, che appartiene alla sfera intima della persona e che riguarda: le emozioni, il modo in cui vede il mondo, la sua educazione, la sua storia di vita, il contesto sociale in cui è cresciuto, il valore che assume per lui la relazione in cui sta conversando o il tema che si sta affrontando, ecc.
Questo livello influenza moltissimo il processo comunicativo ed è quello su cui si generano maggiori fraintendimenti.

Questo si nota ad esempio nelle relazioni in cui il livello di intimità è piuttosto elevato: capita di frequente che per alcune coppie (di vita, professionali, amicizie di lunga data) si usi dire: "si capiscono con uno sguardo".
Perchè? 
C’è un accesso al linguaggio segreto dell’altro che consente di poter comprendere - non solo capire - ciò che l’altro intende oltre il contenuto.
Questo è possibile appunto nelle relazioni in cui si sviluppa l’intimità, perchè il mondo privato dell’altro risulta più accessibile, più conosciuto e nelle coppie si costruisce un nuovo linguaggio, che appartiene a quella specifica relazione.

Tuttavia anche in questi casi ci sono fraintendimenti, ritengo che questo sia inevitabile, proprio perchè ogni persona è un mondo complesso.

Quindi rilassati!!!! 💆🏼‍♀️
Accettare che il fraintendimento sia parte del processo comunicativo ci mette nella predisposizione che parte della conversazione sarà dedicata a sciogliere le incomprensioni, avendo cura di mostrare all’altro il proprio mondo interno e avvicinandosi, incuriosendosi del mondo interno dell’altro, come necessario per poter arrivare ad una comprensione reciproca (lo esploreremo nei successivi argomenti).

Per darti un assaggio di cosa intendo per fraintendimento ti porto alcuni esempi/giochi che sicuramente hai già incontrato nella tua esperienza.

🎯 PERCEZIONE
La percezione è la capacità di raccogliere gli stimoli ambientali, quelli che attirano la nostra attenzione, e trasformarli in forme dotate di senso.
Basandosi su un’esperienza sensoriale, priva ancora di pensiero, può generare illusioni o distorsioni.
Abbiamo raccolto alcuni esempi, alcuni dei quali molto noti

🧩 GIOCHI

IL CONTESTO
I RIFERIMENTI
COSA VEDI?
Questo è un esempio molto intuitivo per spiegare come non ci sia una risposta esatta, quando si parla di percezione. In questo caso, entrambe le risposte, donna anziana e giovane di profilo 3/4 sono valide.
Possiamo vedere prima l’una poi l’altra, alternativamente, quindi la risposta è quella valida nel momento, a seconda di quali riferimenti prendo in considerazione e in che modo.
La percezione è soggettiva, perchè mediata dai sensi, quindi variabile e personale.
Quali conclusioni traggo da questi esperimenti?
🎯 ESPLICITARE L'IMPLICITO
Poichè la percezione è soggettiva, influenza il nostro specifico modo di guardare alle cose e dare significato. 
Nelle conversazioni e nei processi relazionali i processi percettivi sono una parte implicita, benché appunto, influenzino il modo di dare senso alle situazioni.
È quindi importante “recuperare l’ovvio”, ciò esplicitare l’implicito ovvero condividere ciò che risulta essere (apparentemente) scontato ai nostri occhi.

🎯LA PERCEZIONE È CONNESSA AL COME, AL VISSUTO, CHE É UNESPERIENZA SOGGETTIVA, QUINDI AL DI FUORI DELLA DICOTOMIA VERO-FALSO
Dobbiamo imparare ad accettare che le esperienze di altri possono essere diverse dalla nostra e che esse sono altrettanto vere, non necessariamente sui contenuti (il cosa), ma sul come viene vissuto (lo esploreremo nel prossimo appuntamento).
Il punto - quindi - non è che se l’altro ha ragione io ho torto, ma iniziare a pensare che se l’altro ha ragione io non ho torto (oppure il contrario: se io ho ragione l’altro non ha torto)
Avremo semplicemente due modi diversi di guardare alle cose.
Se ci incuriosiamo, possiamo anche imparare ad adottare nuovi punti di vista, di indossare gli occhiali dell’altro e questo implica la possibilità di farci influenzare dal nostro interlocutore, rendendoci disponibili a modificarci (non possiamo infatti pretendere che l’altro adotti o comprenda il nostro punto di vista se non siamo disponibili ad assumere anche il suo).
Ciò non vuole dire che dovrai abbandonare il tuo punto di vista, ma che potrai comprenderne un altro: quanta ricchezza!
La conseguenza di questo processo è quella di passare da relazioni basate sui rapporti di forza a relazioni di tipo dialogico (lo approfondiremo nel nostro quinto appuntamento).

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Autore: Irene Tria 15 giu, 2020
✅ Il punto da cui desidero partire è che la comunicazione è relazione : coinvolge sempre qualcun altro, anche quando svolgiamo un dialogo interiore. Ti sarà infatti capitato di parlare “tra te e te” e di scoprire di essere “diviso” tra due parti che dialogano o - molto più spesso - che confliggono perchè in disaccordo; ad esempio da una parte la voce interiore che ti dice che cosa sarebbe necessario fare, mentre l’altra dice he non ne ha voglia, è stanca e trova scuse per rimandare. È come se avessimo più “persone” dentro di noi, ognuna delle quali svolge un ruolo, e si sviluppano a partire dall’infanzia: essendo cristallizzati in ruoli fissi possono essere causa di conflitti interiori e/o indecisioni. 😱 Quindi, no! non sei matto! Queste “voci” le abbiamo tutti 😁 Tornando all’assunto di partenza, che la comunicazione è relazione, anche in questo caso il dialogo interiore è relazionale perchè prevede un “altro da me”, appunto. Quando il processo avviene fuori di noi, ci rivolgiamo sempre ad almeno un interlocutore, a cui vogliamo inviare dei contenuti che ci consentano di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno: comprensione, aiuto, attenzione, servizio. In ogni caso ogni nostra azione ha in sé una componente comunicativa, poichè c’è un’intenzione (consapevole o inconsapevole) di noi verso il mondo e c’è qualcuno che la interpreta, le fornisce un significato. Per spiegare meglio questo punto farò capo al primo assioma concepito da Watzlavick (1967) 1️⃣º NON SI PUÒ NON COMUNICARE Secondo questo assioma ogni nostro comportamento ha un valore di comunicazione, cioè trasmette un messaggio nell’ambiente, il quale interpreterà, darà significato a quel comportamento. In questo senso anche il silenzio è un atto comunicativo : infatti lo stare in silenzio in un gruppo o durante una conversazione, può suscitare reazioni diverse nei nostri interlocutori, che tenteranno di dare un senso a questo silenzio, interpretando secondo le proprie conoscenze di noi, secondo i propri parametri culturali, educativi e sociali, secondo la loro risposta emotiva (potranno pensare ad esempio che il silenzio significhi disaccordo se sono particolarmente ansiosi o insicuri, potranno pensare che cela rabbia se ci sono tensioni, potrà essere letto come indifferenza se sentono tristezza o sono in contatto con una mancanza, ecc). Il punto non è tanto se l’interpretazione sarà corretta o meno, ma rendersi conto che inevitabilmente il nostro comportamento susciterà delle reazioni, così come il comportamento dell’altro genererà delle nostre risposte quantomeno emotive. Allora è importante che iniziamo a prenderci cura di questo e riuscire a fare chiarezza prima di tutto a noi stessi rispetto ciò che sentiamo, vogliamo/desideriamo in una situazione. Questa chiarezza ci aiuterà a posizionarci con i nostri interlocutori e diminuirà la possibilità di fraintendimento (lezione 2 - La comunicazione è fraintendimento) Nella lezione 3 presenterò alcuni esercizi per aumentare la nostra consapevolezza sulle nostre emozioni.
Autore: Irene Tria 15 giu, 2020
Quando affrontiamo il tema della comunicazione implicitamente stiamo anche toccando l’argomento delle relazioni: l’atto comunicativo è infatti un atto relazionale. Titolare una rubrica “Comunicazione relazionale” risulta quindi una ridondanza, ma allora perché ho scelto proprio questo titolo? È frequente sentirsi frustrati in una conversazione, perché si ha la sensazione di non sentirsi capiti, compresi o poiché non riusciamo a far arrivare all’altro ciò che intendiamo: spesso ne usciamo irritati, tristi, demotivati o rassegnati. A volte pensiamo che per essere capiti dobbiamo trovare l’altro in accordo con noi, oppure lo accusiamo di non ascoltare . Il processo comunicativo è molto complesso perché in campo vi sono numerosi elementi che concorrono a influenzare il messaggio che vogliamo trasmettere. Ho quindi deciso di sviluppare questo tema in una rubrica divisa per argomenti, in cui oltre ad una parte “teorica” ti indicherò degli esperimenti/giochi da fare. La finalità di questi brevi appuntamenti è: 📌 stimolare la tua curiosità e auto-osservazione, di aiutarti ad osservare come ti muovi in una conversazione, a cosa dai importanza, cosa osservi e come reasci nelle situazioni; 📌 offrirti - attraverso esempi o giochi - la possibilità di sperimentare altre possibilità di incontro con l’altro, con l’augurio che queste suggestioni ti consentano di migliorare (un po’) le tue conversazioni. Non ho la pretesa di esaurire gli argomenti che tratterò e soprattutto non offrirò ricette segrete, sono piuttosto sospettosa con i professionisti che tentano di farlo. La comunicazione è un processo che coinvolge aspetti piuttosto intimi, personali e relazionali, e sento rischioso procedere per generalizzazioni, cosa che in parte è inevitabile, quando appunto si trattano questi temi in modo divulgativo. Lo scopo di questi appuntamenti quindi è di offrire una possibile visione e delle suggestioni anche attraverso giochi ed esperimenti. Quello che ti invito a fare è posare le lenti con cui sei abituato a guardare il mondo e a renderti disponibile a sorprenderti, incuriosirti. Qualora tu abbia dubbi, considerazioni, richiesta di consigli, puoi inviarmi una mail cliccando sul pulsante che trovi in basso a destra sulla pagina specificando la richiesta. Ciò di cui scriverò è la sintesi di diverse esperienze acquisite negli anni: ✓ teorie e conoscenze maturate nel corso degli studi universitari (psicologia) ✓competenze specifiche acquisite per l’insegnamento della comunicazione aziendale presso agenzie di formazione in corsi rivolti a persone con contratto di apprendistato. ✓crescita e sviluppo professionale durante la formazione in psicoterapia della gestalt: sviluppo di un’ottica fenomenologica (il cui presupposto è la sospensione del giudizio), sguardo al processo di gruppo, riformulazione della domanda, ascolto empatico e simpatico, processo di identificazione/alienazione, capacità di identificare i propri bisogni e di comunicarli, ciclo ermeneutico della comunicazione (basato su continuo feedback e verifica della comprensione della comunicazione)


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