GIOCHI PER ESPRIMERE SE STESSI
Jgor Francesco Luceri • 21 aprile 2020
Parlare di se stessi non è sempre facile anche se è la domanda che più spesso fanno i genitori ai figli quando gli chiedono come stanno e/o cos’hanno fatto.
È importante dare spazio all’autoconsapevolezza e per rendere il tutto più spontaneo e interessante si possono usare dei giochi!

Qui c’è il video che ho realizzato e in cui presento tre attività di gioco da fare insieme.
Se non hai voglia di vederlo tutto o vuoi recuperare i passaggi fondamentali, sotto il video trovi la spiegazione scritta.
Ci sono alcuni aspetti importanti da evidenziare e sono indicazioni di cui tener conto nello specifico quando si faranno le attività, ma in generale come orientamento nelle relazioni.
EMOZIONI ππ’π‘π±
Le emozioni non sono positive o negative, giusto o sbagliate, belle o brutte.
Possono esser piacevoli o spiacevoli
ma fondamentalmente sono il modo che noi abbiamo per sentire e dare un senso a quello che ci succede dentro di noi e fuori, nell’ambiente.
Molto spesso tendiamo a dare dei giudizi sulle emozioni: ad esempio ad elogiare un bambino (o un adulto) quando è contento oppure dire che non va bene quando è arrabbiato.
L’espressione delle emozioni può essere più o meno adeguata alla situazione, ma l’emozione in sé non può essere giudicata, è la realtà soggettiva della persona, è lo specifico modo in cui la persona sta reagendo ad una determinata situazione.
SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO E ATTEGGIAMENTO CURIOSO (π€)....π²
In questi giochi ognuno parlerà di sé, porterà la propria realtà soggettiva, quindi è importante che da parte di chi ascolta ci sia un atteggiamento non giudicante, adottando un atteggiamento curioso, interessandosi di ciò che racconta l’altra persona e facendo domande per comprendere meglio ciò di cui sta parlando.
Possiamo essere in disaccordo e confrontarci sulle diverse percezioni delle esperienze, diversamente dal un atteggiamento giudicante ad esempio dicendo all’altro: “Non va bene”, “non è vero” oppure banalizzandola: “Ma che dici?”, “Ma va!”, “che stupidaggine”
EMOZIONI, QUALI SONO E COSA INDICANO
Citeremo qui quattro emozioni
π Gioia: la sperimentiamo quando ci sentiamo nutriti, quando facciamo un’esperienza piacevole, in cui stiamo bene.
π‘ Rabbia: indica che abbiamo bisogno di difenderci perchè qualcosa sta oltrepassando il nostro limite; è quell’energia che aiuta a mettere un confine, ad esempio dire NO
π± Paura: è l’emozione che indica il pericolo, che stiamo contattando qualcosa che è pericoloso. Non parliamo di pericoli tangibili, nella maggior parte dei casi, ma piuttosto la paura che possa accadere qualcosa di spiacevole per me (ad esempio che se contraddico qualcuno la persona non mi vorrà più bene, mi lascerà solo, ecc)
π’ Tristezza: indica il senso della perdita, della mancanza.
Veniamo quindi alle attività!
I GIOCHI
La creatività e il gioco sono esperienze in cui noi possiamo far emergere ciò che è dentro di noi.
ULTIMA INDICAZIONE! ππΌ
Abbiate cura di ritagliare un momento dedicato per fare questi giochi, senza avere altre distrazioni (esempio cucinare, guardare video, ecc)
È un tempo in cui ci si può guardare più attentamente e mi mostro agli altri, anche in aspetti più intimi.
Questo aiuterà a creare un ambiente sereno, di confronto e di scoperta.
Se lo desideri lascia i tuoi commenti qui sotto o le tue domande, saremo lieti di raccogliere la tua esperienza o di fornirti informazioni aggiuntive.
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Ti è mai capitato di sperimentare uno stato d’ansia? Certamente si! Ad esempio nel periodo scolastico prima di una interrogazione, o in prossimità di un evento importante il cui risultato comporta un certo tipo di conseguenze, siano esse attese o disattese, quella palpitazione accelerata e quel senso di affanno che sembra che il cuore possa scoppiare da un momento all’altro o un senso di pressione sul petto che sembra mancare l’aria. Oppure un continuo ruminare di pensieri che affollano la testa, collegati ad un unico tema che ti preoccupa e che non lascia spazio ad altro. La maggior parte delle volte in cui sperimentiamo uno stato ansioso vorremmo liberarcene, perchè la manifestazione fisica dell’ansia è difficile da gestire. In genere consideriamo l’ansia come qualcosa di esterno da noi , che non ci appartiene e che ha “vita propria”. È l’ansia che ci fa stare male, è per colpa dell’ansia se non viviamo bene, come se l’ansia fosse un soggetto capace di compiere azioni. Ma cos’è l’ansia? Vediamo di avvicinarci un po’ a questo tipo di esperienza e di esplorarla insieme.

Lo Shinrin yoku (bagno nella foresta) è una pratica avviata nel 1982 in Giappone a scopo terapeutico, basata cioè sull’intuizione che il contatto con la natura fosse foriero di benessere per le persone. Di questa pratica si è deciso di raccogliere elementi di carattere scientifico che avvallassero non solo l’ipotesi ma anche l'esperienza diffusa di un miglioramento della qualità della propria esistenza quando in contatto con la natura. Qing Li, nello specifico, ha condotto ricerche per riconoscere gli elementi caratterizzanti un maggior benessere quando immersi nella natura, in particolare nei boschi e ha scritto un testo in cui presenta i risultati di queste ricerche e delinea i benefici che conseguono alla pratica dello shinrin yoku, che non assume le caratteristiche di una semplice passeggiata nel bosco, bensì è un "immergersi nell'atmosfera della foresta farne esperienza con tutti e cinque i sensi. Consiste nell'entrare in contatto con la natura, nel connettersi ad essa attraverso le sensazioni fisiche" Li, Qing. Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi: Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo Sembra che per coloro che abitano le città i livelli restino sempre piuttosto alti, poichè la vita è soggetta a numerosi stimoli che portano a mantenere l'organismo in stato cronico di allerta. Sappiamo anche dalla teorizzazioni di Perls e Goodman (i fondatori della terapia della gestalt) che uno stato di tensione cronico conduce sia a forme di desensibilizzazione , sia ad una compromissione nella capacità di autoregolazione ovvero all’incapacità di modulare la propria energia per sostenere azioni orientate al soddisfacimento dei nostri bisogni. Tendiamo quindi a vivere quindi in uno stato di allarme cronico, come se l’organismo fosse sempre pronto a reagire ad un pericolo imminente. In questo senso diventiamo nevrotici, sviluppiamo cioè una risposta rigida alla situazione, sperimentando un costante livello di allarme, in cui l’organismo si prepara o è allertato da un potenziale pericolo, benché non vi sia, dal momento che, una volta rimossi gli impedimenti o ciò che genera il pericolo, dovremmo tornare ad uno stato di quiete, mentre questo non è ciò che accade nella maggior parte dei casi. Le manifestazioni ansiose infatti, sono una tipica espressione di questo processo e ne parleremo in dettaglio in un articolo ad esso dedicato.

Riflessioni e suggestioni da “Il profumo del tempo - l’arte di indugiare sulle cose” di Byung-Chul Han. Focus: con questo testo ha approfondito le mie riflessioni sull’importanza di praticare momenti di ascolto e contemplazione per agevolare il proprio benessere e rifocalizzarsi. Ricorre spesso nelle persone l’attitudine ad usare i momenti di svago come occasione per fare altro, congestionando la propria esistenza e riducendola ad una lista di spunte nell’elenco di cose da fare. Ripescando la qualità dell’ozio dell’antica tradizione greca, l’autore afferma e argomenta l’importanza di accogliere nella vita activa (il fare, l’agire, il lavorare) la vita contemplativa (la capacità di indugiare, di sospendere il compimento). L’articolo non vuole essere una mera recensione, ma a partire dalle riflessioni di Byung-Chul Han, ripercorrerò gli aspetti per me più significativi e importanti per lo sviluppo di un’esistenza consapevole e appagante.